Il Busento minacciato

Nel mentre l’Europa disegna una strategia per la biodiversità e avvia il decennio della riqualificazione dei fiumi, e gli scienziati sanciscono che la salute dei nostri corsi d’acqua aiuta a ridurre le conseguenze dei cambiamenti climatici, nel nostro Paese, oltre alle barriere costrittive e alle cementificazioni, inquiniamo i nostri fiumi con sversamenti illegali di rifiuti chimici e tossici. I ruscelli, i laghi e i fiumi, accolgono naturalmente la biodiversità e però in nessun altro ecosistema tante specie sono minacciate di estinzione. Cosenza è una Città che nasce e si sviluppa sulle sponde di due importanti fiumi: il Crati e il Busento, e tutti e due sono minacciati dall’incuria e dall’inquinamento in quanto, tra l’altro, la manutenzione, come prassi essenziale e continuativa, non è nel programma dell’amministrazione comunale. Del resto la scelta di rendere il tratto di fiume che attraversa la città navigabile, dimostra la scarsa sensibilità e la superficialità con la quale questa amministrazione percepisce l’ecosistema fiume, in completa antitesi con l’indirizzo europeo. La riqualificazione, Infatti, tende a favorire il naturale deflusso delle acque per evitare inondazioni e danni a valle, e a ripristinare la biodiversità fluviale oggi a rischio, eliminando le barriere artificiali. Ancora una volta si predilige una concezione ludica dell’ambiente e non funzionale alla qualità della vita nel suo profondo senso biologico. Il Busento in questi giorni ha mostrato criticità molto gravi con l’evidenza maleodorante di probabili scarichi tossici che hanno determinato la moria di molti pesci e altre specie, come documentato da alcuni attivisti del centro storico che hanno dimostrato con i fatti quella cooperazione civica orizzontale dei cittadini e dei comitati di quartiere nell’occuparsi del proprio territorio. L’acqua dei nostri fiumi viene utilizzata per le coltivazioni di piccoli e grandi orti urbani e una parte degli ortaggi può finire sui banchi di piccoli ortofrutticoli, o degli ambulanti con possibili gravi danni per la salute di chi li consuma. Alla luce di tutto questo Progetto Meridiano vuole ribadire l’urgenza di una programmazione urbana che adotti una visione di area vasta in un’ottica di cooperazione tra la Regione e i Comuni che tenga conto, nella progettazione, dell’ecosistema che si estende ben oltre l’insediamento urbano, e abbracci il territorio montano fino alle nostre coste, mettendo in campo programmi di manutenzione e controlli che oltre a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema, eviti i gravi fenomeni di sversamenti tossici nei corsi d’acqua e le tante discariche abusive che nascono continuamente sul territorio. La Calabria è una delle Regioni italiane a più alto tasso di reati ambientali; bisogna che la regione istituisca una struttura apposita di controllo e prevenzione dei fenomeni d’illegalità che deturpano l’ambiente e il paesaggio; di concerto con le forze dell’ordine va reso operativo un pool anti reati ambientali. Inoltre va creata una sinergia tra Istituzioni e le imprese che operano sul territorio, rendendo quest’ultimi parte attiva nella prevenzione dei reati ambientali, utilizzando incentivi premianti delle buone prassi di smaltimento dei rifiuti e la buona cura dell’ambiente circostante. Sarebbe utile anche iniziare un percorso culturale d’informazione che parta dalle Scuole in modo da responsabilizzare la cittadinanza.  

Coordinamento “Progetto Meridiano”