TERRE di COSENZA, IL VINO SI CANDIDA AD ESSERE ATTRATTORE TURISTICO DEL MERIDIONE

Partecipato incontro promosso dal Consorzio Terre di Cosenza al quale hanno preso parte gli
assessori regionali all’Agricoltura, Gianluca Gallo, ed al turismo, Fausto Orsomarso.
Fare sistema attorno al mondo del vino per farlo diventare uno degli attrattori turistici più
importanti del Sud. Per realizzare questo obiettivo serve coesione non solo tra imprenditori,
produttori, consorzi ed attori territoriali, ma soprattutto con le istituzioni pubbliche, chiamate ad
ascoltare ed interpretare i bisogni dei territori. Attorno al ruolo del vino e dell’agricoltura
identitaria nella pianificazione strategica del turismo regionale si sono confrontati a più voci, su
iniziativa del Consorzio Terre di Cosenza presieduto da Demetrio Stancati, diversi imprenditori
del mondo agricolo e del turismo insieme agli assessori della Regione Calabria con delega
all’agricoltura, Gianluca Gallo, ed al turismo, Fausto Orsomarso, nella splendida cornice di Villa
Rendano a Cosenza.
Nel primo forum sul mondo del vino cosentino dopo la fase di lockdown, il consorzio cosentino
ha voluto radunare gli uomini e le donne del “fare” per tentare di organizzare ed «accelerare la
crescita del turismo regionale» – ha dichiarato Stancati nella sua introduzione – attorno al
«mosaico di terroir, storie e scommesse di vino» che compongono il mondo rappresentato dagli
operatori del consorzio cosentino. Una sorta di stati generali per riflettere a più voci sulle
«strategie da mettere in campo per fare della Calabria del vino una delle attrazioni del Sud
Italia».
Gli ha fatto eco il mondo della politica regionale che attraverso l’assessore regionale
all’agricoltura, Gianluca Gallo, ha sottolineato come il programma del presidente Jole Santelli si
muova attorno «ai prodotti di pregio della nostra terra» che devono diventare ambasciatori della
Calabria. Nella terra dove si registra la superfice biologica più alta d’Italia proprio il Bio deve
diventare «la chiave per migliorare le produzioni» e costruire percorsi attrattivi attorno ai
«marcatori identitari del territorio» come l’identità culturale e religiosa Arbereshe e le tante
«altre frecce del nostro arco». Beni e risorse del territorio vanno unite al patrimonio naturalistico
da organizzare insieme a quello agricolo con una «rete di produttori e una rete di albergatori e
ristoratori» per offrire ai visitatori «un percorso» costruito attorno a «grandi occasioni di
qualità».
Di Calabria «cambiata» anche grazie ai «produttori del vino ed ai consorzi che hanno fatto passi
da gigante attivando grandi investimenti» ha parlato l’assessore regionale al turismo, Fausto
Orsomarso che ha evidenziato il bisogno di unire al racconto del territorio e tutto quello che
«rappresenta ricchezza» in termini culturali, enoturistici e strategici, anche la formazione per
«mestieri e professioni che abbiano spazio nel futuro».
Negli interventi che sono seguiti si è rilanciato il tema dell’enoturismo come momento per
«mostrare la differenza e le peculiarità della regione» puntando sulla «diversificazione
dell’offerta» (Maria Rosaria Romano, presidente Ais Calabria); ma anche spazio per tutelare le
aree interne dove è sempre più in crescita «la qualità e la passione» che attrae il viaggiatore e
alla quale «Slow Food può fare da cassa di risonanza rispetto alle esigenze dei territori calabresi»
(Maurizio Rodighiero, portavoce Slow Food Calabria); una terra, la Calabria, che sul mondo del
vino ha fatto «in pochi anni salti di qualità enormi» che ora guardano al turismo «come prodotto
da promuovere» ma serve costruire una «rete territoriale» che permetta di rendere
«esperienziale» la visita nei vigneti e nelle cantine che «sono pronte ma manca attorno a loro il
contesto» (Gennaro Convertini, tecnico settore vitivinicolo Arsac).
Di «investimento in cultura che diventi impresa di cultura» ha parlato Fortunato Amarelli, della
omonima azienda di Liquirizia rossanese raccontando l’esperienza del museo aziendale (uno dei
più visitati in Italia dopo quello della Ferrari) che registra «69 mila visitatori l’anno». Una
esperienza che ha permesso di «avvicinare il nostro consumatore, per creare una community
forte». Di «rete forte e condivisa tra operatori e grandi potenzialità turistiche per il territorio
interno» ha parlato anche Lucia Librandi della Tenuta Librandi Pasquale che produce olio bio e
di grande qualità sulle colline joniche cosentine. Luigi Nola, vice presidente del consorzio tutela
Vini Dop Terre di Cosenza ha sottolineato invece la necessità di «partire dalle potenzialità del
territorio» guardale in maniera attrattiva dal punto di vista turistico e «intercettare le produzioni
iconiche» per dar vita ad una «programmazione più avanzata e coerente» condividendo le scelte
tra politica a mondo produttivo. In questa visione si dovrà puntare ad aggredire i mercati esteri –
ha sottolineato la senatrice Fulvia Caligiuri – proponendosi «obiettivi» che mettano «in evidenza
i punti di forza» attorno al “marchio” South Italy. La «sfida da raccogliere è quella di promuovere
il South working» – ha concluso – «i soldi ci sono, gli investimenti ci sono, la politica ha il potere
di destinare le risorse a chi vuole costruire lavoro vero a chi vuole fare turismo e agricoltura».
L’evento si è concluso sulla terrazza suggestiva di Villa Rendano con la vista mozzafiato a 360 sul
centro storico di Cosenza con la degustazione dei vini delle aziende Serracavallo, Ferrocinto,
Spadafora 1915, La Peschiera, Terre di Balbia, Feudo dei Sanseverino, Poderi Marini, Masseria
Falvo, Colacino Wines, Giraldi & Giraldi, Tenute Paese e Le Conche, i piatti preparati
dall’associazione Cuochi Cosentini guidati dal presidente Francesco Spina e la pizza “Nelle Terre
di Cosenza, nata per l’occasione dalla creatività del pizzaiolo Daniele Campana e ispirata e
dedicata ai prodotti a marchio Dop e Igp della provincia cosentina: Salumi di Calabria Dop,
Caciocavallo Silano Dop, Liquirizia di Calabria Dop, Fichi di Cosenza Dop, Olio Bruzio Dop,
Clementine di Calabria Igp, Limone di Rocca Imperiale Igp.